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ARGENTINA

ATTIVITA'

"Amici di Sant' Agostino" tra i poveri delle favelas in Argentina
di Luigi Stancati
Da oltre due anni il gruppo degli Amici di Sant' Agostino, guidato da Padre Vincenzo Lol¬li, parroco di San Niccolò, opera in Argentina con lusinghieri risultati. La sua azione è rivolta specie ai più deboli, ai cartoneros ed ai poveri delle favelas (molti dei quali vivono nelle foreste), non solo fornendo loro periodici aiuti prevalentemente di natura alimentare, come è avvenuto fino ad oggi, ma creando dei centri di accoglienza, di incontro e di promozione umana e religiosa per i giovani. Infatti, con i contributi offerti generosamente dalla popolazione di Foligno (anche gli alunni delle scuole cittadine hanno dimostrato una grande sensibilità), dai parrocchiani di S. Niccolò, dalla CISL, da un gruppo di genitori orfani dei propri figli denominato Arcobaleno, oltre che da altri benefattori di tutta Italia, sono state già realizzate delle strutture abitative, di cui tre si trovano a Ramos Mejia, un Comune della Provincia di Buenos Aires, ed un' altra, un centro sociale in muratura, è in corso di ultimazione a San Ignacio, a nord-est del Paese, nella regione Misiones, dove molte persone vivono in misere capanne senza acqua, senza luce e senza cessi! Nel frattempo si aggiunge un'altra prospettiva di esperienza apostolica laica nella regione del Rioja, a nord-ovest dell' Argentina, attraverso l'impegno di qualche famiglia ben disposta a vivere il carisma missionario. (Se chi legge sente che il Signore chiama ad un' esperienza di questo genere, non esiti a prendere contatti con P. Lolli. Il Regno di Dio ha bisogno che l'uomo varchi il proprio orticello!). Periodicamente gruppi della nostra città e di altre paesi d'Italia visitano i due centri di solidarietà, per conoscere, amare e servire, secondo l'emblema dell' Associazione. Questa volta è toccato ad un piccolo gruppo fare l'esperienza in terra d'Argentina. Rientrato di recente dopo oltre tre settimane di permanenza, di esso faceva parte anche il sottoscritto. Abbiamo abitato nella "Casa dell' Amicizia" degli Amici di Sant'Agostino, dove non si è ospiti ma di famiglia; ed abbiamo conosciuto la realtà di quell'immenso paese, non soltanto paesaggistica, ma soprattutto umana. Sono tanti i ricordi e le immagini, fotogrammi piccoli e grandi, che volteggiano nella mente e saltellano davanti gli occhi: la bellezza dei paesaggi, la ricchezza delle acque e le interminabili pianure della pampa, le migliaia di bovini e di cavalli al pa¬scolo, le immense estensioni di vigneti di Mendoza o quelle di mais, i colori dei monti e il candore delle acque delle cascate di Iguazù. Colpisce il fatto che la maggior parte delle ragazze sposi a 17-18 anni spesso dopo aver avuto il figlio o conviva, secondo la nuova moda, senza sposarsi. Colpiscono soprattutto alcune visioni, come quella del pagliericcio buttato per terra con la coperta piena di buchi, su cui stavano cinque figli, soli e abbandonati da 1 a 8 anni (alcuni dei quali sporchi di cacca) e la gallina che vi deponeva sopra l'uovo! Anche se sento queste piccole creature miei fratelli, di fatto è come se non lo fossero: io sono al di qua della capanna senza acqua, senza luce e senza cesso! Ma il bimbo di tre anni, che tiene stretta stretta fra le braccine la sorellina di manco un anno, senza mai lasciarla, sta a dimostrare che l'amore non conosce confini né censo, anzi, forse, è più forte dove c'è la miseria più nera. Dinanzi all'umanità della gente conosciuta, la visione abituale che uno ha delle cose rimane sconvolta, persino gli hobbies, gli interessi personali non hanno valore. La passione politica, il tifo per la squadra del cuore, le notizie della TV o quelle del giornale non interessano più come prima. Si ha, soprattutto, davanti agli occhi la visione di tanta gente emigrata, delusa ("non ha trovato l'Ameri¬ca", non possiede neanche la macchina!) che, angosciata dalla nostalgia per la terra natia, è costretta a vivere con una pensione a volte di fame, in mezzo a parenti, figli, nuore, generi, nipoti, che non potranno mai capire i suoi sentimenti. Una vampata di sdegno, infine, mi assale pensando alle violenze compiute dai vari conquistatori e, soprattutto, dalla Giunta militare degli anni settanta, che, calpestando ogni diritto umano, ha fatto morire migliaia di oppositori politici reali o sospetti, gettandoli nelle acque del Paranà dopo averli drogati. Le famiglie ancora oggi, ogni giovedì, ricordano al mondo i loro desaparecidos. Riportare per iscritto le tante emozioni provate in questa straordinaria esperienza, è praticamente impossibile. Ma si può con certezza affermare che conoscendo, sia pure in parte, la vita condotta da tanta gente (diversa da noi per mentalità, cultura e condizione sociale), dignitosa anche nel vestire e quasi rassegnata alla sua vita piuttosto grama, che conduce con serenità e naturalezza, anche quando vive in miseria, si ha modo di rivedere la propria vita e di considerare sotto un'altra dimensione le apparenti e fallaci sicurezze e ogni prosopopea ed arroganza e di mettersi finalmente in discussione, ponendosi totalmente in gioco.   



UN PO’ DELL’ARGENTINA TRA NOI
Sono a Foligno da più di un mese e voglio donare alcune mie impressioni di queste esperienze.Mi chiamo Omar e vengo dall'Argentina.Mi conoscono con il nome di Santiago perché sono nato nella provincia di Santiago de l'Estero: la prima città fondata nel mio paese e perciò è detta “Madre delle città”.Il clima della mia regione è caldo e tropicale; la gente è ospitale e ricca di cultura musicale varia. Da li è partita la prima evangelizzazione cristiana e l'inizio delle diocesi.
Sono un laico missionario che ha seguito Gesù fin da piccolo, diffondendo la sua persona e la sua parola. Questo mi ha permesso di conoscere in gran parte la gente del mio paese nella varietà culturale, storica, nelle tradizioni e costumi che la muovono interiormente verso Dio.
Provengo da una famiglia numerosa che gioisce di essere più che di avere. L’essere dela vita è il nostro bene: siamo dieci fratelli ai quali se ne sono aggiunti altri come fratelli del cuore che hanno incontrato nella nostra casa il luogo dove vivere con speranza la vita.La famiglia così allargata ha una propria bellezza attraverso l'unione e l'allegria che permettono di superare situazioni difficili.Sono tutti sposati eccetto io, che ho scelto di rispondere alla chiamata di Gesù e di servirlo nei fratelli per amore. E ho sempre presente la massima del papà che ci diceva “il miglior richiamo della vita è che ti ricordino comen una buona persona”. Ho svolto vari lavori umili cercando di testimoniare Cristo che è venuto a servire piuttosto che a essere servito.
Ho studiato filosofia, psicologia e teologia; oggi sono professore di scienze religiose e insegno in una piccola scuola parrocchiale in Buenos Aires con poco salario ma con amici docenti meravigliosi. Sono stato in Paraguay ed in Brasile come missionario volontario, incontrando giovani, malati, studenti…e organizzando ritiri spirituali. La mia vocazione missionaria inizia con l'esperienza dei pellegrinaggi a piedi fin dall'adolescenza. Si camminava per giorni con gente di ogni età, pregando e parlando di Dio lungo il cammino.
L’esperienza pastorale in ospedale è stato l'altro momento forte di fronte al dolore umano, all'emarginazione e alla privazione di libertà.
L'esperienza con i giovani della mia Provincia mi accompagna sempre sia per la vastità dei problemi esistenziali che l'amicizia fa condividere e sia per la passione allo sport e specialmente al foot-ball come strumenti di evangelizzazione e di liberazione dalla droga, dall'alcol e da tanti altri vizi giovanili.
Il lavoro fisico, come lo sport,  alimenta la vita sana e fa riscoprire l'equilibrio e la gioia di vivere in vera libertà.
Nel 2006 ho conosciuto P.Lolli insieme a Beppe Morichini in Buenos Aires.Andavano nelle terre dei Guaranì in Misiones. Con loro ho conosciuto l'Associazione Amici di Sant'Agostino in Argentina nella quale mi sono sempre di più sentito coinvolto per condividere l'attenzione ai poveri. P.Lolli mi ha permesso di soddisfare grande il grande desiderio di visitare l'Italia e di condividere momenti di vita insieme, a Foligno, con la gioia grande di incontrare la cultura, la storia, l’arte e la santità dell'Umbria e di altri luoghi di questo bel paese.
In Italia si vivono veramente richiami universali nei segni eloquenti di uomini e cose toccati dalla bontà di Dio. Qui la storia è incisa in pietre, parole, mobili, costruzioni… e il suo volto del passato si fa visibile e riempie di stupore il presente sospingendo in avanti con i forti testimoniali richiami di fede.
E Maria sia la nostra consigliera e guida verso ulteriori traguardi.
Grato e con affetto saluto tutti
Omar Santiago



Esperienze di fraternità missionaria degli Amici di Sant’Agostino

Mario ci racconta….
Il Signore si manifesta in tanti modi, siamo noi che non comprendiamo.
Arrivati in Argentina, cambiai €.100,00 in pesos: me ne davano tanti perché un euro allora valeva 4 pesos.
Visitando i luoghi della Selva a Misiones, incontravo donne con bambini in braccio e regalavo 5 pesos.
Una dottoressa di Bologna, che era con noi, mi rimproverò perché non dovevo dare soldi, altrimenti i mariti quando tornavano a casa con quei soldi avrebbero comprato bevande, si sarebbero ubriacati e avrebbero fatto fare poi altri figli irresponsabilmente.
Ma la storia dei figli è un’altra.
La sera, andando a cena, un bambino mi chiese un pesos per comprare un panino. Ricordandomi del rimprovero della dottoressa, risposi al bambino che il panino glielo compravo io.
Poco dopo uscii dal ristorante con una pizza, ma il bambino non c’era più, c’era la sorellina seudta sotto un fuori strada. Mi avvicinai, poggiai la pizza sul marciapiede e rientrai nel ristorante.
Nel rientrare un amico notò il mio gesto, mi diede anche la sua pizza e me la fece portare fuori. All’uscita trovai il bambino insieme ad altri e vidi che la pizza era rimasta sul marciapiede:allora gli chiesi come mai e lui mi rispose:”Oggi è il mio compleanno;quella piza la voglio portare a mamma”.
Nel sentire questo, portai fuori altre pizze e bevande.
Finita la cena, mentre andavamo all’albergo, questo bambino mi venne vicino e mi disse:”Portami con te”.
Conoscendo la mia debolezza, per non soffrire dopo perché la cosa non era possibile, gli dissi di no, e camminai più avanti.
Il bambino si mise a parlare in spagnolo e la dottoressa di Bologna che camminava con me mi disse:”Lo sai cosa ti ha detto?”. Risposi “NO”.
Ti ha detto “Che Dio ti benedica”.
Ma allora: ad un bambino nalfabeto e morto di fame, quando gli daiuna pizza lui la lascia per la madre…e poi ti dice “Che Dio ti benedica”….!
Riflettiamo

Mario Cinelli

 
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