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"Amici di Sant' Agostino" tra i poveri delle favelas in Argentina
di Luigi Stancati
Da oltre due anni il gruppo degli Amici di Sant' Agostino, guidato da Padre Vincenzo Lol¬li, parroco di San Niccolò, opera in Argentina con lusinghieri risultati. La sua azione è rivolta specie ai più deboli, ai cartoneros ed ai poveri delle favelas (molti dei quali vivono nelle foreste), non solo fornendo loro periodici aiuti prevalentemente di natura alimentare, come è avvenuto fino ad oggi, ma creando dei centri di accoglienza, di incontro e di promozione umana e religiosa per i giovani. Infatti, con i contributi offerti generosamente dalla popolazione di Foligno (anche gli alunni delle scuole cittadine hanno dimostrato una grande sensibilità), dai parrocchiani di S. Niccolò, dalla CISL, da un gruppo di genitori orfani dei propri figli denominato Arcobaleno, oltre che da altri benefattori di tutta Italia, sono state già realizzate delle strutture abitative, di cui tre si trovano a Ramos Mejia, un Comune della Provincia di Buenos Aires, ed un' altra, un centro sociale in muratura, è in corso di ultimazione a San Ignacio, a nord-
UN PO’ DELL’ARGENTINA TRA NOI
Sono a Foligno da più di un mese e voglio donare alcune mie impressioni di queste esperienze.Mi chiamo Omar e vengo dall'Argentina.Mi conoscono con il nome di Santiago perché sono nato nella provincia di Santiago de l'Estero: la prima città fondata nel mio paese e perciò è detta “Madre delle città”.Il clima della mia regione è caldo e tropicale; la gente è ospitale e ricca di cultura musicale varia. Da li è partita la prima evangelizzazione cristiana e l'inizio delle diocesi.
Sono un laico missionario che ha seguito Gesù fin da piccolo, diffondendo la sua persona e la sua parola. Questo mi ha permesso di conoscere in gran parte la gente del mio paese nella varietà culturale, storica, nelle tradizioni e costumi che la muovono interiormente verso Dio.
Provengo da una famiglia numerosa che gioisce di essere più che di avere. L’essere dela vita è il nostro bene: siamo dieci fratelli ai quali se ne sono aggiunti altri come fratelli del cuore che hanno incontrato nella nostra casa il luogo dove vivere con speranza la vita.La famiglia così allargata ha una propria bellezza attraverso l'unione e l'allegria che permettono di superare situazioni difficili.Sono tutti sposati eccetto io, che ho scelto di rispondere alla chiamata di Gesù e di servirlo nei fratelli per amore. E ho sempre presente la massima del papà che ci diceva “il miglior richiamo della vita è che ti ricordino comen una buona persona”. Ho svolto vari lavori umili cercando di testimoniare Cristo che è venuto a servire piuttosto che a essere servito.
Ho studiato filosofia, psicologia e teologia; oggi sono professore di scienze religiose e insegno in una piccola scuola parrocchiale in Buenos Aires con poco salario ma con amici docenti meravigliosi. Sono stato in Paraguay ed in Brasile come missionario volontario, incontrando giovani, malati, studenti…e organizzando ritiri spirituali. La mia vocazione missionaria inizia con l'esperienza dei pellegrinaggi a piedi fin dall'adolescenza. Si camminava per giorni con gente di ogni età, pregando e parlando di Dio lungo il cammino.
L’esperienza pastorale in ospedale è stato l'altro momento forte di fronte al dolore umano, all'emarginazione e alla privazione di libertà.
L'esperienza con i giovani della mia Provincia mi accompagna sempre sia per la vastità dei problemi esistenziali che l'amicizia fa condividere e sia per la passione allo sport e specialmente al foot-
Il lavoro fisico, come lo sport, alimenta la vita sana e fa riscoprire l'equilibrio e la gioia di vivere in vera libertà.
Nel 2006 ho conosciuto P.Lolli insieme a Beppe Morichini in Buenos Aires.Andavano nelle terre dei Guaranì in Misiones. Con loro ho conosciuto l'Associazione Amici di Sant'Agostino in Argentina nella quale mi sono sempre di più sentito coinvolto per condividere l'attenzione ai poveri. P.Lolli mi ha permesso di soddisfare grande il grande desiderio di visitare l'Italia e di condividere momenti di vita insieme, a Foligno, con la gioia grande di incontrare la cultura, la storia, l’arte e la santità dell'Umbria e di altri luoghi di questo bel paese.
In Italia si vivono veramente richiami universali nei segni eloquenti di uomini e cose toccati dalla bontà di Dio. Qui la storia è incisa in pietre, parole, mobili, costruzioni… e il suo volto del passato si fa visibile e riempie di stupore il presente sospingendo in avanti con i forti testimoniali richiami di fede.
E Maria sia la nostra consigliera e guida verso ulteriori traguardi.
Grato e con affetto saluto tutti
Omar Santiago
Esperienze di fraternità missionaria degli Amici di Sant’Agostino
Mario ci racconta….
Il Signore si manifesta in tanti modi, siamo noi che non comprendiamo.
Arrivati in Argentina, cambiai €.100,00 in pesos: me ne davano tanti perché un euro allora valeva 4 pesos.
Visitando i luoghi della Selva a Misiones, incontravo donne con bambini in braccio e regalavo 5 pesos.
Una dottoressa di Bologna, che era con noi, mi rimproverò perché non dovevo dare soldi, altrimenti i mariti quando tornavano a casa con quei soldi avrebbero comprato bevande, si sarebbero ubriacati e avrebbero fatto fare poi altri figli irresponsabilmente.
Ma la storia dei figli è un’altra.
La sera, andando a cena, un bambino mi chiese un pesos per comprare un panino. Ricordandomi del rimprovero della dottoressa, risposi al bambino che il panino glielo compravo io.
Poco dopo uscii dal ristorante con una pizza, ma il bambino non c’era più, c’era la sorellina seudta sotto un fuori strada. Mi avvicinai, poggiai la pizza sul marciapiede e rientrai nel ristorante.
Nel rientrare un amico notò il mio gesto, mi diede anche la sua pizza e me la fece portare fuori. All’uscita trovai il bambino insieme ad altri e vidi che la pizza era rimasta sul marciapiede:allora gli chiesi come mai e lui mi rispose:”Oggi è il mio compleanno;quella piza la voglio portare a mamma”.
Nel sentire questo, portai fuori altre pizze e bevande.
Finita la cena, mentre andavamo all’albergo, questo bambino mi venne vicino e mi disse:”Portami con te”.
Conoscendo la mia debolezza, per non soffrire dopo perché la cosa non era possibile, gli dissi di no, e camminai più avanti.
Il bambino si mise a parlare in spagnolo e la dottoressa di Bologna che camminava con me mi disse:”Lo sai cosa ti ha detto?”. Risposi “NO”.
Ti ha detto “Che Dio ti benedica”.
Ma allora: ad un bambino nalfabeto e morto di fame, quando gli daiuna pizza lui la lascia per la madre…e poi ti dice “Che Dio ti benedica”….!
Riflettiamo
Mario Cinelli